TRINITAPOLI - Il fiume Ofanto presenta ancora tratti naturali di rara bellezza e molti punti di aggressione da parte dell’uomo. È quanto emerso da una visita organizzata da l’Airone onlus di Trinitapoli, in collaborazione con Discovery Puglia, nell’ambito di un progetto, promosso dalla Regione Puglia, di erogazione di servizi innovativi per la fruizione turistica sostenibile del territorio pugliese in periodi non estivi.
La visita didattica, guidata da Michele Quaranta, ha registrato una numerosa e attenta partecipazione di giovani studenti e famiglie. La comitiva, a cui sono stati prestati dei cannocchiali, ha potuto osservare nei luoghi del fiume ancora conservati dalla natura, meravigliosi uccelli, ormai rari, tra cui uno straordinario (e gigantesco) airone cinerino. Ma anche tante criticità. In prossimità del Ponte romano, tra San Ferdinando e Canosa, sulle rive del fiume insiste una gigantesca discarica a cielo aperto, incontrollata. Pesanti cubi di cemento poi ostruiscono il passaggio sul ponte, probabilmente per ragione di staticità; sarebbe bastato situarli dieci metri dietro e avrebbero impedito anche l’accesso al bosco ripariale, dove vengono scaricati rifiuti di ogni genere, tra cui amianto e soprattutto materiale edilizio. Sembra incredibile che ciò avvenga, in maniera indisturbata, in un punto dove si incontrano natura e storia. Altro che turismo.
Scendendo poi verso San Ferdinando di Puglia riusciamo a raggiungere a fatica la riva del fiume, le stazioni pluviometriche, e la postazione, per il monitoraggio, dell’ufficio idrografico e mareografico di Bari, a cura della presidenza del Consiglio dei Ministri, attraversando vigneti realizzati su terreni demaniali.
I problemi non diminuiscono man mano che ci si avvicina alla foce, posta a confine tra Margherita di Savoia e Barletta. Al di là del fatto che negli anni sono stati realizzati interventi di cementificazione e di costruzioni immobiliari, anche qui occorrerebbe una bonifica per rimuovere i rifiuti. L’istituzione del Parco regionale dell’Ofanto non serve a nulla se la Regione Puglia a distanza di anni non riesce a far partire i consorzi per la gestione. E nel frattempo dilaga l’antropizzazione.
Nell’ambito del corso di formazione ambientale For Lab, Laura Leone, biologa esperta in monitoraggio degli ecosistemi fluviali, dopo una sessione introduttiva, tenuta, insieme agli operatori del Cea “Casa di Ramsar”, a Trinitapoli, ha sperimentato direttamente sul fiume i metodi di valutazione della qualità biologica delle acque, esplorando le opportunità didattiche offerte dagli ambienti fluviali. I partecipanti, muniti di retino, guanti e stivali di gomma, hanno affiancato la biologa nella pesca dei macroinvertebrati ed imparando ad identificarli e classificarli per produrre una mappatura biologica del corso d’acqua con il metodo I.B.E. (Indice biotico esteso).
La visita didattica, guidata da Michele Quaranta, ha registrato una numerosa e attenta partecipazione di giovani studenti e famiglie. La comitiva, a cui sono stati prestati dei cannocchiali, ha potuto osservare nei luoghi del fiume ancora conservati dalla natura, meravigliosi uccelli, ormai rari, tra cui uno straordinario (e gigantesco) airone cinerino. Ma anche tante criticità. In prossimità del Ponte romano, tra San Ferdinando e Canosa, sulle rive del fiume insiste una gigantesca discarica a cielo aperto, incontrollata. Pesanti cubi di cemento poi ostruiscono il passaggio sul ponte, probabilmente per ragione di staticità; sarebbe bastato situarli dieci metri dietro e avrebbero impedito anche l’accesso al bosco ripariale, dove vengono scaricati rifiuti di ogni genere, tra cui amianto e soprattutto materiale edilizio. Sembra incredibile che ciò avvenga, in maniera indisturbata, in un punto dove si incontrano natura e storia. Altro che turismo.
Scendendo poi verso San Ferdinando di Puglia riusciamo a raggiungere a fatica la riva del fiume, le stazioni pluviometriche, e la postazione, per il monitoraggio, dell’ufficio idrografico e mareografico di Bari, a cura della presidenza del Consiglio dei Ministri, attraversando vigneti realizzati su terreni demaniali.
I problemi non diminuiscono man mano che ci si avvicina alla foce, posta a confine tra Margherita di Savoia e Barletta. Al di là del fatto che negli anni sono stati realizzati interventi di cementificazione e di costruzioni immobiliari, anche qui occorrerebbe una bonifica per rimuovere i rifiuti. L’istituzione del Parco regionale dell’Ofanto non serve a nulla se la Regione Puglia a distanza di anni non riesce a far partire i consorzi per la gestione. E nel frattempo dilaga l’antropizzazione.
Nell’ambito del corso di formazione ambientale For Lab, Laura Leone, biologa esperta in monitoraggio degli ecosistemi fluviali, dopo una sessione introduttiva, tenuta, insieme agli operatori del Cea “Casa di Ramsar”, a Trinitapoli, ha sperimentato direttamente sul fiume i metodi di valutazione della qualità biologica delle acque, esplorando le opportunità didattiche offerte dagli ambienti fluviali. I partecipanti, muniti di retino, guanti e stivali di gomma, hanno affiancato la biologa nella pesca dei macroinvertebrati ed imparando ad identificarli e classificarli per produrre una mappatura biologica del corso d’acqua con il metodo I.B.E. (Indice biotico esteso).
